Tradizione e Sostenibilità
Nonostante la pesca e l'industria ad essa legata è oggi tra le maggiori risorse produttive Islandesi, sia sotto il profilo del commercio con l'Estero che per la soddisfazione del bisogno alimentare degli interno, non possiamo fare a meno di notare che la dieta degli Islandesi è piena di Carne. Nelle Fattorie Islandesi l'attività dell'allevamento, tradizionali pratiche di sussistenza delle società Vikinghe, è stata introdotta sin dall'inizio della colonizzazione. Furono i primi abitanti, provenienti dalla Norvegia, che importarono in Islanda i primi capi di bestiame d'allevamento, Ovini e Cavalli per lo più, per sfruttare al meglio le verdi brughiere Islandesi. Le difficoltà climatiche e la difficoltà nel trovare terre adatte alla coltiviazione, spinse i primi Vikinghi a concentrare lo sviluppo della pratica dell'allevamento, che affiancato allo sfruttamento delle risorse della costa, caccia e raccolta di uova di uccelli e raccolta di frutti di mare, garantirono loro la sopravvivenza. Questo ebbe un'influenza sulla Tradizione e sulla Cultura che i primi Vikinghi avevano portato con loro. Eroi appartenenti alla categoria degli Agricoltori iniziarono a far parte della storia e del mito dei Vikinghi d'Islanda, gettando le fondamenta per quella che sarebbe diventata poi la società Islandese. La Saga di Hrafnkell scritta tra il XIII e XIV secolo, narra di lotte tra Capitani e Agricoltori, questo a testimonianza di quanta importanza aveva il ruolo delle Fattorie al tempo dei primi abitanti Vikinghi. Con l'avvio dello sfruttamento delle risorse Ittiche e dell'Industria ad esse legata, iniziò un'economia di commercio e di scambi con l'Estero, che permettè agli Islandesi d'Importare la maggior parte dei prodotti agricoli di cui necessitavano.
Di Generazione in Generazione
Agli inizi del 1900 il 77% degli islandesi viveva in zone rurali e praticavano l'Agricoltura, oltre l'80% dei quali viveva e lavorava nella stessa fattoria dei suoi avi. Nel 1940, questa percentuale e scesa al 32%, e all'inizio degli anni Novanta, la percentuale era scesa a circa il 4%. Eppure i prodotti legati all'allevamento non hanno patito nessun calo a livello produttivo, anzi negli ultimi decenni l'aumento di consumo di carne di pollo e bovino ha incrementato l'allevamento di questi animali. La drastica riduzione degli occupati nel settore dell'allevamento coincide con l'avvento dei nuovi metodi d'allevamento. La capacità di raggiungere maggiori risultati nell'allevamento, ha però notevolmente abbassato la qualità dei prodotti e creato molti problemi di sostenibilità. Ma all'inizio di questo secolo gli Islandesi hanno cambiato rotta. Il ritorno ad un'allevamento tradizionale ha riportato i prodotti Islandese tra i primi posti per qualità e genuinità, ricercati oggi su tutto il mercato internazionale. Ma non solo all'evamento e pesca, infatti, l'introduzione dell'agricoltura biologica sta riavvicinando sempre più Islandesi alle Fattorie, e questi portano con loro una scommessa; riuscire a sopravvivere praticando un'economia sostenibile. La risposta è presto data; aprire al Turismo. Questa forma d'incremento economico per le Fattorie è un'occasione per chi viaggia di conoscere e vivere la Società Islandese, che attraverso le Tradizioni sta ricercando un possibile sviluppo sostenibile in questa imprevedibile e meravigliosa Isola. Consorziate in una associazione, la Icelandic Farm Holidays, permettono al viaggiatore un maggior contatto con la realtà rurale del territorio, portandolo a contatto con gli usi e i costumi autentici.
Islanda self drive, estate 2014
Itinerari con auto a nolo e pernottamenti in fattoria