In questi giorni di nulla non resta che viaggiare con la fantasia. I delitti di Valhalla è una serie molto ben scritta, ambientata in Islanda, a Reykjavik, e che mostra, in perfetto stile islandese una realtà cupa e spaventosa in cui si incrociano alcune delle più terribili piaghe della società: 8 puntate (la prima stagione) che ti terranno incollato allo schermo, con un finale al cardiopalma.
Due poliziotti, Arnar e Kata, portano avanti un’indagine per scoprire chi è lo spietato serial killer che sta terrorizzando il paese.
Racconta questo I delitti di Valhalla, la prima serie tv islandese che arriva su Netflix (dal 13 marzo 2020), ideata e diretta dall’esordiente Thordur Palsson.
La prima stagione composta da otto episodi è scritta da Margrét Örnólfsdóttir, Ottó Geir Borg e Mikael Torfason assieme allo scrittore di thriller e poeta Óttar M. Norðfjörð.
The Valhalla Murders
La storia è ambientata nella fredda Reykyavik dove la polizia, da un giorno ad un altro, è alle prese con un alto numero di omicidi. La città smette di vivere normalmente e le forze dell’ordine iniziano a comprendere che non hanno a che fare con delle semplici morti ma c’è qualcosa che le unisce tutte. Oltre a questo ci sono anche le varie lotte interne all’organo, una nuova direzione e un nuovo ingresso nella squadra Arnar appunto, interpretato da Björn Thors, che è stato richiamato da Copenhagen, dove lavora ormai da anni, per le sue capacità investigative. Questo terremoto vede come spettatrice Kata (Nína Dögg Filippusdóttir) che si aspettava di ricoprire il ruolo di capo e dunque mal sopporta l’essere stata messa da parte e in più le viene affiancato un nuovo collega per aiutarla. Non basta nella sua vita privata è complicata, mamma lavoratrice e separata, vede il figlio soffrire perché non viene accettato dai compagni di scuola; tutto si fa più oscuro quando sembra che il ragazzo abbia a che fare con un abuso sessuale di gruppo ai danni di una giovane.
Kata è forte, determinata, non si fa scoraggiare, anzi si fa in quattro sul campo lavorando gomito a gomito con Arnar, un uomo freddo, rigido e autoritario ma che nasconde molte fragilità. Gli omicidi aumentano e le cose sembrano depistarli; ma ad un certo punto emerge un fattore comune: l’orfanotrofio chiamato Valhalla dove 35 anni prima si erano verificati crimini orrendi.