La distanza dal continente europeo e da terre densamente popolate nonché la difficoltà nel solcare le impetuose correnti del Mar di Norvegia e il clima freddo hanno fatto sì che l'Islanda sia stata esclusa dai movimenti migratori dell'uomo per lungo tempo, almeno fino a quando le innovazioni tecnologiche non permisero di intraprendere viaggi di lunga durata.
Il miglioramento dei trasporti interni, i profondi mutamenti apportati dalla diffusione dell'automobile e delle nuove tecnologie hanno radicalmente trasformato la vita dell'isola, tradizionalmente dedita alla pastorizia e alla pesca di sopravvivenza.
Solo negli ultimi decenni si è avuto un deciso incremento della popolazione, che si concentra lungo le coste, soprattutto quelle sud-orientali, il cui clima è mitigato dalla Corrente del Golfo. Il clima è inadatto all'agricoltura, che pure potrebbe trovare condizioni favorevoli nei terreni vulcanici così fertili: solo nelle zone più assolate prospera la patata, il resto è riservato a foraggi e pascoli.
Le acque sotterranee di origine vulcanica, tuttavia, permettono il riscaldamento, oltre che delle abitazioni private, di serre da cui si ottengono notevoli quantità di prodotti orticoli.
L'allevamento del bestiame è essenzialmente costituito da ovini, mentre i bovini hanno un'importanza secondaria. In questi ultimi anni è stato avviato l'allevamento e la trasformazione dei suini.
La risorsa principale è comunque la pesca che copre la quasi totalità delle esportazioni ed è dotata della più moderna e attrezzata flottiglia d' Europa.
Le acque islandesi sono tra le più pescose del mondo e le autorità cercano di assicurarsi il diritto su una fascia di acque territoriali più ampia possibile, entrando, a volte, in conflitto con la Gran Bretagna.
Le principali prede dei pescatori islandesi sono merluzzi, aringhe e mallotto. Si pescano anche gamberi, aragoste, pesce persico d' oceano e l' eglefino.
Di recente, e dopo aspre polemiche, è stata reintrodotta la pesca alla balena per scopi commerciali.
La flotta nazionale conta più di 900 pescherecci che ogni anno catturano oltre un milione e mezzo di tonnellate di pesce
Mentre la maggior parte delle industrie sono connesse con le attività derivate dalla pesca (seccatura e salatura dei prodotti della pesca, fabbricazione dei derivati dei pesci quali olio, farina, concimi, ecc.) l' Islanda può contare su un grande patrimonio energetico idroelettrico che ultimamente ha rappresentato il fulcro di grandi progetti di sviluppo; sia per la creazione e l'alimentazione energetica delle industrie primarie e secondarie (manifatturiera, ittica, siderurgica ecc.) e sia per la "produzione" di energia destinata alla rivendita a paesi terzi.
Il Turismo sta man mano assumendo un ruolo sempre più importante all'interno dell' economia Islandese, con un costante aumento dell' industria ad esso legato, sia nel settore dell' accoglienza, che nello sviluppo e crazione delle strutture ad esso legato.
La forte crisi economica globale del 2008 ha portato l'Islanda al crack finanziario: prima di questi eventi l'economia islandese era piccola ma ben sviluppata, con un PIL stimato sui 10 miliardi di dollari nel 2005 (e un reddito procapite di 52.764$, uno tra i più alti del pianeta). A crollare nel 2008 è l'istituto di credito islandese Landsbanki. Il governo islandese si fa carico dei debiti dei propri correntisti ma non anche di quelli dei residenti olandesi e inglesi facendone nascere una querelle con i relativi Stati che volevano un risarcimento anche per loro.
Sono presenti nel Paese alcune realtà produttive di eccellenza in settori ad alta tecnologia: ad esempio le famose protesi in fibra di carbonio del corridore Oscar Pistorius sono prodotte da un'azienda islandese, la Össur.