Dopo il default del 2008, il governo islandese vara un piano di riduzione dei mutui legati agli alti tassi di inflazione conseguiti.
L 'esecutivo quindi annuncia la cancellazione di 400 milioni di euro sui mutui, ove le spese siano legate all'inflazione. Così risponde la nazione alla crisi economica. L'Islanda agevola la ripresa e impone qualche sacrificio alle banche e non ai contribuenti - con più tasse da pagare - come è invece in uso in Italia .
A pagare le politiche dissennate e le difficoltà nel rifinanziamento delle banche del loro debito a breve termine non saranno gli islandesi, saranno gli istituti di credito, che hanno originato il default.
L'impatto del piano sullo stato delle finanze pubbliche sarà insignificante ha fatto sapere il governo, il progetto infatti sarà finanziato aumentando le tasse alle banche. A pagare, ed è qui la novità, non saranno più i contribuenti o lo stato, bensì le istituzioni finanziarie.
L'Islanda era collassata nel 2008, travolta dal sistema finanziario. Oggi la sua economia è tornata a crescere ad un ritmo superiore a quella dei Paesi periferici che hanno invece scelto austerity e misure "lacrime e sangue". Un vero e proprio schiaffo morale al Fondo monetario Internazionale e alle agenzie di rating.